Su Facebook si trova come Cantante Tram Metroman, ma anche solo come Metroman o Nicolò cantante Milano. Lui è Nicolò Modica da Torino, 31 anni a dicembre. Canta sulla metropolitana rossa di Milano e negli ultimi mesi è diventato un fenomeno virale su internet. Simpatia, ironia e una buona dose di faccia tosta sono alla base delle sue performance sui vagoni della metro.
Abbiamo appuntamento in un bar in zona Loreto. Fa freddo, ma lui arriva senza giubbotto, con la giacca della tuta. Mi ringrazia per il pezzo che pubblicherò, mi stringe la mano, sorride. Porta indosso il cappellino e gli occhiali da sole, il suo marchio di fabbrica. La prima impressione è che sia un ragazzo semplice, come tanti, ma con le idee chiare. Davanti a un latte caldo al cioccolato (per lui) e una birra (per me), scopro che l’idea di cantare sui mezzi pubblici è nata da un video di Vasco Rossi, Siamo soli, dove il Blasco canta in metropolitana. Scopro che sotto la doccia canta Claudio Baglioni, che il suo libro preferito è Se questo è un uomo di Primo Levi. Soprattutto, scopro che per seguire la sua strada ha lasciato il lavoro in magazzino con suo zio, come nei film dove ci si lascia tutto alle spalle per seguire un sogno, perché «il lavoro è come l’amore, se sbagli il primo te lo porti dietro tutta la vita. Nella vita devi fare una cosa sola e allora io ho mollato tutto e ho deciso di fare solo questo». Oggi lavora tre ore al giorno e guadagna fino a cinquecento euro alla settimana.
Diplomato al liceo socio-psicopedagogico, Nicolò incarna alcuni dei bisogni condivisi dalla maggior parte delle persone. La necessità di sentirsi apprezzati («Io ho bisogno di fare un lavoro dove mi dicono bravo» dice) e quella di emergere, di raggiungere il successo.
«Di me piace che sono come loro, sono facile da battere. Io sono vero» racconta. «È quello che piace alla gente, alla gente piacciono le cose vere. Questa è una storia vera, non è finta».
Secondo te, almeno parte del tuo successo è data dall’amore per quello che fai? In altre parole, ti alzi la mattina con il sorriso e dici “è bello quello che faccio”?
«Amo il lavoro che faccio, penso che cantare sia uno dei più bei lavori del mondo, però non sono felice, sono realizzato. Sono contento, ecco. La felicità te la dà solo l’amore, io ho scelto di essere realizzato».
Una vita senza l’amore non ti fa sentire solo?
«No, non mi sento solo. Tutti gli uomini di successo sono soli. Devi scegliere. O l’amore o il successo. L’amore è il sentimento più bello di tutti, ma io mi realizzo con l’amicizia, il sentimento gratis. Quando sono fidanzato perdo di grinta, mentre quando sono solo sono più cattivo. La vita è fatta di alleanze, se hai gli alleati giusti vai avanti, altrimenti rimani dove sei. Io non ho fan, ho amici. Ho talmente tanti amici che ho successo».
La prima volta come è stata?
«Ho sempre fatto sport, giocavo a baseball, ho fatto boxe, sono stato abituato a stare in mezzo alla gente. Quando canto, canto e basta, non sento niente. Devi rendere protagonisti gli altri. Io sono uno di loro, sono come loro, sono normale. Ho la forza della normalità».
Il tuo sogno è cantare?
«Il mio sogno è la rivoluzione, è lanciare un uomo nuovo, non l’uomo manager ma l’artista, un uomo cui i giovani si possono ispirare. Un nuovo artista che parte da Milano e che ha valori come lo sport e l’amicizia. Ho creato un nuovo posto di lavoro. Ora se canti in metropolitana non sei un barbone, ma hai successo».
Parteciperai al Chiambretti Night in televisione. Molti lo considererebbero un punto d’arrivo. Per te che cos’è?
«La televisione è un’amica. Non è un punto d’arrivo, per me il punto d’arrivo è il successo in America. Vorrei fare come Frank Sinatra, io vorrei il successo a New York».
Sempre in mezzo alla gente?
«Sì, in mezzo alla gente. Dal basso, in metropolitana. Come a Milano».
Ivan Libero Lino
WeWrite, anno II, n. 11, dicembre 2011