Alcune religioni hanno un tasso di natalità più alto di altre? È a questa domanda che risponde lo studio condotto da Hans Rosling, medico e professore svedese al Karolinska institutet di Solna, nei pressi di Stoccolma.
Rosling ha presentato gli esiti del suo lavoro al TEDxSummit di aprile 2012 che si è tenuto a Doha, Qatar, centrando l’analisi sull’andamento del tasso di natalità dal 1960 a oggi e soffermandosi sul rapporto tra numero di figli per donna, religione prevalente nel Paese di appartenenza e reddito.
Le religioni sono state inizialmente categorizzate in orientali e abramitiche, suddividendo queste ultime tra islamiche e cristiane.
Nel 1960 la distribuzione relativa al numero di bambini per donna in rapporto al reddito familiare assumeva la fisionomia ravvisabile nel grafico riportato in figura, con i Paesi a maggioranza cristiana posizionati prevalentemente nella parte bassa del grafico (in media due/tre figli per donna). Per quanto riguarda le religioni orientali, invece, rappresentate prevalentemente da India e Cina, il numero di figli era nettamente più alto e si attestava in media sui cinque/sei figli per donna. Importante ai fini dell’analisi è evidenziare come i Paesi “a religione orientale” fossero anche quelli con un basso livello di reddito, contrapposto a quello nettamente più alto dei Paesi cristiani.
Nel 2010 la situazione si è andata uniformando tra i Paesi oggetto di indagine, portando al livellamento verso il basso dei dati. Il numero di figli per donna si è stabilizzato intorno ai due/tre per donna.
Anche in questo caso, si è riscontrato come i Paesi che hanno più figli sono i più poveri. La maggior parte di questi sono Paesi appartenenti all’Africa sub-sahariana. Non solo. Un altro dato interessante si ottiene correlando il tasso di mortalità con quello di natalità. Come evidenziano il caso della la Repubblica Democratica del Congo e dell’Afghanistan, i Paesi con il più alto tasso di mortalità sono anche quelli con il tasso più alto di crescita della popolazione.
Confrontando due Paesi a religione differente, il Ghana (cristiano) e il Senegal (musulmano), si può notare che nel 1964 entrambi avevano una media di sette figli per donna e che entrambi hanno visto una riduzione nel numero di figli nel 2010 fino a raggiungere quattro/cinque figli per donna.
Lo studio condotto da Hans Rosling evidenzia che il numero di figli per donna diminuisce quando:
1) I bambini sopravvivono
2) Non sono più richiesti molti bambini per il lavoro
3) Le donne accedono all’istruzione e si integrano nella forza lavoro
4) La pianificazione familiare diventa accessibile/fattibile
Una proiezione basata su questi dati permette di predire che il numero di bambini per donna nel mondo nel secolo prossimo venturo sarà pari a due, ossia si stabilizzerà sui valori raggiunti alle soglie del nuovo millennio, stabilizzando quindi il tasso di crescita della popolazione mondiale, che raggiungerà un livello pari a circa 10 miliardi di persone (contro i 3 miliardi del 1960).
La conclusione è incontrovertibile. Le religioni hanno veramente poco a che fare con il tasso di natalità. Nessuna ha un vantaggio competitivo o rappresenta una minaccia per le altre dovuto al potenziale incremento demografico.
Ivan Libero Lino
WeWrite, anno III, n. 7, luglio 2012