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La sicurezza targata rosa

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Vivere la notte in piena tranquillità: questo si propone il servizio taxi rosa. L’iniziativa, promossa nel mondo da qualche anno e in costante diffusione, punta alla libertà femminile di muoversi nelle ore notturne anche senza accompagnatore. La colorata alternativa al trasporto pubblico vede al volante solo tassiste donne, per mettere ancora più a proprio agio le passeggere. Non si pensi a una forma di discriminazione fra i due sessi, piuttosto a un’intelligente misura di difesa per le donne.

Città del Messico, Mosca, Barcellona, Dubai, solo alcune delle metropoli in cui, con modalità differenti, l’utenza femminile può usufruire del servizio. In Gran Bretagna (con Londra capolista) il fenomeno è in forte espansione e sono molte le imprenditrici a riscuotere un notevole successo con i loro servizi.

L’Italia si adegua e segue l’esempio a piccoli passi, testando nuove idee in vari Comuni (Bologna, Genova, Venezia, Firenze, Roma, Bolzano per esempio).

Perché il pink - Spostarsi a piedi o con i pochi mezzi pubblici circolanti nelle fasce serali o nei giorni festivi per piacere o dovere comporta sempre il rischio di aggressioni e spesso genera un’insicurezza dilagante. La scelta di un tradizionale taxi si scontra con le perplessità di salire su una vettura condotta da uno sconosciuto e di poter sostenere, abitualmente, una spesa costosa come quella prevista dall’ordinario servizio soprattutto nelle grandi città. Ecco che entra in gioco il taxi rosa: rientro sicuro e tariffe ridotte.

L’ipocrisia del business, poi, non si fa attendere e si scontra con la cultura locale. A Istanbul il servizio si chiama Pudracar e ha al suo attivo solo BMW Serie 3 e 5, caratterizzate da accessori tecnologici (DVD, schermi al plasma, connessione internet Wi-Fi, I-Pod), esclusivi gadget per la cura della bellezza e colori in nuance rosa. Il tutto, senza incidere positivamente sulla segregazione cui è sottoposta la donna secondo precetti religiosi.

Panoramica dal mondo - Barcellona, ultima in ordine di tempo, scende in prima linea nella tutela della donna con la prima linea rosa telefonica (contattabile il giorno e la sera) dell’intera Spagna rivolto a donne che vogliono al volante del taxi una donna. Il progetto, voluto dal consorzio Servei Taxi e presentato all’Imet (Institut Metropolità del Taxi), prevede solo un adesivo identificativo sul parabrezza posteriore della vettura che mantiene i colori originari del giallo e nero; si rivolge a giovani che escono da una noche de fiesta o a vittime di molestie.

In Messico, a città di Puebla, il Ministero delle Comunicazioni e dei Trasporti ha dotato le strade di trentacinque veicoli rosa guidate da donne. Le auto sono attrezzate di Gps e di un pulsante sotto il volante collegato a un centro d’emergenza; sono raggiungibili 24 ore su 24 al telefono, via Internet e sms, e dispongono di un terminal per i pagamenti con carta di credito così da limitare la tentazione di furto. Le tariffe sono superiori del 10%.

L’allarme è scattato anche in Russia, dove per una donna è pericoloso utilizzare da sole un taxi vista l’alta casistica di violenza (talvolta culminata anche con la morte) a causa di tassisti abusivi che conducono la cliente in zone isolate per poi rapinarla e abusare di lei. In questo clima di disagio, la cooperativa gestore del servizio ha istituito le auto rosa, guidate esclusivamente da donne.

La risposta italiana - Grazie alla convenzione siglata con le Organizzazioni dei tassisti (Consorzio taxi CAT, Cooperativa Taxi COTABO e Associazioni di categoria), anche l’Italia aderisce al taxi rosa. Seppur in via di accorgimento, il cammino della diffusione dell’iniziativa è incentivato, purtroppo, dalla sempre attuale cronaca di violenza sulle donne. In alcune città si è pensato a offerte speciali: buoni da impiegare tra le 22.00 e le 6.00 della mattina, sconti di gruppo (utili soprattutto per coprire la spesa di chi abita fuori città), promozioni per la festa dell’8 marzo. A Venezia il progetto promosso dal Rotary Club di Mestre (in collaborazione con l’Assessorato alle Attività produttive e il Centro Donna del Comune di Venezia, l’Associazione Albergatori di Venezia e Radiotaxi Veneto Società Cooperativa) resterà in prova sino a giugno.

Indispensabile, però, una maggiore pubblicità informativa sul servizio laddove è garantito (spesso le persone non sanno dell’esistenza della prestazione: niente spot radiofonici o televisivi); semplificare il sistema dei voucher (il biglietto gratuito) e intensificare la rete coinvolgendo più Regioni possibili. Inutile pertanto sottolineare quanto ancora è necessario impegnarsi per affermare il diritto del gentil sesso a muoversi in totale sicurezza.

Federica Abozzi

 

WeWrite, anno I, n. 3, marzo 2010