Comunemente associati a periodi di diete restrittive e sbagliate, i disordini alimentari nascondono, in realtà, gravi tensioni interiori che conducono a un’immagine distorta del proprio corpo, alla sofferenza fisica e psicologica e, nei casi più drammatici, alla morte di chi ne è vittima. I DCA (disturbi del comportamento alimentare) colpiscono in particolare a partire dall’età adolescenziale, quando l’identità personale va formandosi, spesso influenzata da input esterni e intime insicurezze. Come recentemente segnalato dal Ministero della Gioventù, oggi in Italia sono circa tre milioni le persone affette da disturbi alimentari, delle quali due milioni proprio adolescenti.
Il corpo come teatro della mente – La terapia psico-nutrizionista è lasciata alla competenza dei circa 158 centri specializzati sparsi sul territorio nazionale, che offrono diverse tipologie di assistenza: dal day-hospital alla comunità riabilitativa. A queste strutture si affiancano differenti associazioni nate a supporto dei pazienti e delle loro famiglie. L’ABA nasce nel 1991 in seguito alla pubblicazione e al successo del libro Tutto il pane del mondo, scritto dalla fondatrice e Presidente Fabiola De Clercq. «L’ABA si occupa da vent’anni di ricerca e informazione del disagio anoressico-bulimico con l’aiuto di psicoanalisti, psicoterapeuti e medici» – riferisce Alessandra Petrini dell’Ufficio Comunicazione. «Questi disturbi non vanno scambiati per malattie dell’appetito. Attraverso il rapporto con il cibo (negato, cercato e rifiutato, o ingerito in quantità smodata) il corpo esprime un dolore più profondo» – continua.
All’ombra di se stessi – L’anoressia nervosa e la bulimia (patologia tecnicamente indicata come BED – disturbi da alimentazione incontrollata) sono figlie della società industrializzata e sconosciute fuori dall’Occidente. Il clima culturale che intrappola, soprattutto, il soggetto femminile nella ricerca di perfezione, che alcuni studiosi definiscono “perfezionismo nevrotico”, ne disorienta il percorso verso l’armonizzazione tra le aspettative e le esigenze personali con quelle del mondo esterno. La perdita di peso e, nel caso della bulimia, l’assunzione compulsiva di cibo seguita da vomito indotto, rappresentano i meccanismi tipici e subdoli in cui si cade. Scomparsa del ciclo mestruale, insufficienza cardiaca, dimagrimento massiccio, depressione: sono alcuni degli effetti che compromettono la salute. Per curare queste malattie l’intervento medico deve coadiuvarsi necessariamente con quello familiare. «È fondamentale offrire uno spazio di ascolto ai genitori delle pazienti, per intraprendere un percorso di guarigione più proficuo e veloce» – sottolineano dall’ABA. «Nella maggior parte dei casi, esiste un impegno familiare non adeguato a sostenerli nell’evoluzione dell’identità e, prima ancora, è venuta a mancare l’esperienza di un autentico sostegno affettivo» – aggiungono.
La variante maschile – Da recenti indagini epidemiologiche emerge che il 5-10% delle persone che soffrono di anoressia nervosa sono individui di sesso maschile. Per quanto riguarda il disturbo da alimentazione incontrollata, la percentuale di popolazione maschile tende a salire al 30% del totale. Sono soprattutto gli adolescenti e i giovani adulti a manifestare questo disagio. «L'incidenza della variante al maschile di questa patologia, pertanto, è ancora molto sottostimata. Se oggi iniziamo a riscontrare un incremento della domanda di cura al maschile, è perché è diventato socialmente più “lecito” per un uomo chiedere aiuto» – nota Alessandra Petrini.
I disturbi alimentari sono da sempre considerati di pertinenza femminile, ecco perché molti casi di anoressia maschile non sono riconosciuti come tali o non vengono precocemente e preventivamente diagnosticati. Il lavoro maschile persiste nel suo ruolo primario, mentre per la donna diventa una sfida riuscire a conciliare più ruoli.
Deficit dell’autostima – La cultura moderna insegue ambizione e competizione e, spesso, i più deboli soccombono alla legge del più forte. La messa in discussione di sé e delle personali peculiarità ci salva dal perdere noi stessi, restituendo l’autostima al nostro io. In un discorso di prevenzione, è nell’infanzia che si gettano le basi per un corretto percorso alimentare. Il dialogo e una buona sintonia emotiva in famiglia abbattono le barriere interiori, permettendo di rivelarsi così come si è e sentirsi pienamente accettati.
ABA (Associazione Bulimia Anoressia)
N. Verde: 800 16 56 16
Sito: www.bulimianoressia.it
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Federica Abozzi
WeWrite, anno I, n.8, settembre 2010