Sandro Galanti, cagliaritano doc, classe 1976, un master in Creative Content Writing e uno in Pubblicità. Communication Manager per WeWrite, copywriter freelance. Candidato con Sinistra Ecologia e Libertà, sostiene la lista del candidato sindaco Massimo Zedda. Sandro Galanti è uno dei tanti “non-politici” di cui si discute da molti anni. Per questo abbiamo deciso di intervistarlo.
Perché hai deciso di candidarti?
Pur rimanendo un convinto apartitico ho accettato la proposta di candidatura perché credo molto nelle persone di Massimo Zedda e Nichi Vendola e perché le persone di Sinistra Ecologia e Libertà, con le quali ho parlato in tutta sincerità, mi hanno accettato di buon grado e liberamente.
Cosa ti sta lasciando questa campagna elettorale?
Tanta soddisfazione personale, al di là del fatto che questa si traduca poi in voti, ho scoperto stima e sostegno da parte di tante persone e la cosa mi ha ovviamente lusingato molto.
Come vedi il rapporto di Cagliari e più in generale della Sardegna con il resto della penisola?
Geograficamente da migliorare moltissimo, l'essere un'isola reca intrinseche e facilmente immaginabili difficoltà logistiche; culturalmente sono per mantenere intatte le diversità anche tra le regioni di uno stesso stato, favorendo però allo stesso tempo il confronto critico e costruttivo.
Se dovessi scegliere un libro, una musica e un piatto che rappresentano non solo te ma i tuoi valori, quali sceglieresti?
Scelte estremamente difficili, risolvo operando in maniera specifica dati i tempi e le situazioni che vivo: 1984 di Orwell, perché lo trovo tristemente e tragicamente attuale e rappresenta tanta parte della mia attuale visione della società; Wake Up dei Rage Against The Machine è la canzone che invita le coscienze a svegliarsi con ritmo e musica decisamente forti; gnocchetti alla campidanese, perché sono buoni, sani e sardi.
3 proposte concrete per Cagliari. Quali?
Miglioramento della mobilità attraverso l'ampliamento e la strutturazione della rete di trasporti pubblici, miglioramento attraverso il quale creare posti di lavoro e ottimizzare le condizioni di chi già lavora. Valorizzazione delle strutture immobiliari e dei patrimoni naturali comunali in modo da creare ancora altri posti di lavoro e vedere riconosciuto alla città il suo grande valore. Aumentare e, laddove carenti del tutto, creare trasparenza e dialogo tra amministrazione e cittadini, perché la politica sia partecipativa nel miglior modo possibile.
Ricorda la prima volta che ti sei sentito vicino alla politica. Cosa ti viene in mente?
Mi vengono in mente le lettere di Gramsci, il funerale di Berlinguer e la caduta del muro di Berlino. I motivi sono di troppo ampia argomentazione per essere spiegati qui, ma credo che sia intuibile il mio DNA politico.
Crollo delle ideologie, crisi dei valori. Cosa ne pensi?
Penso che sia naturale per ogni essere umano cosciente, quello cui assistiamo giorno dopo giorno è uno spettacolo grottesco e macabro che ha tutti noi come protagonisti e che tutti noi dobbiamo cercare di cambiare.
Se venissi eletto come festeggeresti? E se invece non lo fossi, cosa faresti?
Non festeggerei ma sarei teso ed eccitato per l'impegno che mi attende; se non fossi eletto non farei niente altro che continuare a vivere come prima cioè cercando sempre di rendere migliore la mia città, nella quale sono tornato per mia volontà dopo un “esilio” di sei anni a Milano, con i mezzi che un cittadino ha a disposizione.
Perché fare politica oggi. Non è tutto un “magna magna”, non sono “tutti uguali”?
Più che fare, creare, o, meglio, rifondare la politica oggi. Sì, proprio perché sono tutti uguali ed è tutto un magna magna, ma ho conosciuto persone degne di stima, rispetto e soprattutto fiducia e questo ravviva la flebile fiamma della speranza che si torni alla politica vera, oggi fagocitata dall'economia, relegata a strumento per l'ottenimento di potere e ricchezza strettamente personali.
La politica come rappresentanza o la politica come leadership?
La rappresentanza deve avere come base una leadership sana a radicata nei valori e nell'autorevolezza della persona, non certo nella sua autorità.
Ivan Libero Lino
WeWrite, anno II, n. 5, maggio 2011